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Salvatore La Mendola: poeta e scrittore catanese.

Questa volta ci inoltriamo in un campo artistico che ancora non abbiamo trattato, ovvero la poesia.

A presentarcelo sarà Salvatore La Mendola, poeta e scrittore catanese.

Attraverso quest'arte ha partecipato a moltissimi concorsi e ottenuto pubblicazioni.

Vi lasciamo alla lettura del suo botta e risposta:

1.Subito una dibattuta questione: la poesia può essere di tutti?

Non credo che la poesia possa essere di tutti, né di qualcuno in particolare. Potrei dire: “la poesia deve essere di tutti”, ma lo farei solo per incipriarmi il naso e darmi delle arie da dispensatore di ideali egualitari. Il problema, anzi la soluzione, è che non siamo tutti uguali. Passare da buonista a nazi-letterato in due frasi è un record, ma per evitare fraintendimenti mi spiego meglio. Io credo che la poesia sia di chi la vuole. Pensare che a tutti debbano piacere le stesse cose, è la dimostrazione che non comprendiamo il valore del diverso, della mescolanza di idee e passioni differenti che possono nascere da ogni singolo individuo. Se andiamo al nocciolo della questione, la poesia non è altro che un mezzo di comunicazione e come tale ha bisogno di chi lo produce e di chi lo riceve, quest’ultimo se non ha gli strumenti per recepire il messaggio – primo fra tutti la volontà di riceverlo – non lo riceverà. Dal mio canto cercherò sempre di comunicare il valore della poesia a chi ancora non l’ha scoperto o semplicemente non ha avuto modo di conoscerlo.

2.Conosciamoci un po'. Parlaci un po' di te: cosa, di cosa o di chi ti piace scrivere?

Il primo giorno alle scuole medie l’insegnante ci fece presentare e chiese ad ognuno di raccontare una cosa che ci piacesse. Era l’ultima ora e io morivo di fame. Quando fu il mio turno dissi senza remore: la pasta! L’eco delle risate lo sento ancora oggi, ma in quella riposta di pancia – nel vero senso della parola – ritrovo gran parte di ciò di cui si nutre la mia scrittura: il bisogno. Mi piace cercare i motivi più sinceri che ci spingono a scegliere, allontanandomi dallo stereotipo poetico di concetti astrusi e incomprensibili; anzi mi piace parlare di materia e carne, di sporcizia e cani morti. In questo periodo ho voluto approfondire il concetto della metamorfosi: il cambiamento incessante a cui siamo sottoposti e che ci fa cambiare direzione, scelte, sentimenti, anche in modo contraddittorio e volubile. La metamorfosi è infatti il fulcro attorno a cui ruota la mia prima raccolta di poesie Volo con le rondini (http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/poesia/267661/volo-con-le-rondini-3/) che ho redatto interamente in self-publishing, come partecipante al concorso ilmioesordio2016. Questo è il mio primo passo nel mondo editoriale ufficiale, e anche il mio primo confronto con il lettore da cui vorrei trarre più opinioni e pareri possibili. Più che essere un poeta emergente, mi ritengo un poeta in emergenza e per questo vi invito a leggermi, cercarmi e conoscermi.

3.Un po' di ironia non guasta mai e quindi: condividi l'idea della licenza poetica?

Se per licenza poetica s’intende tipo Manzoni che a favore di un’Italia unita scrisse “liberi non sarem se non siam uni”, sì sono d’accordo ma accontentiamoci dei risultati. Perché diciamoci la verità caro Alessandro, questo verso con quel “uni” finale con tutte le buone intenzioni che ci hai messo, mi ricorda l’opera di un altro Manzoni. Comunque lungi da me criticare il padre del romanzo storico, la cui opera più conosciuta è fin troppo sottovalutata dai liceali. Tuttavia la licenza poetica manzoniana ha un senso comunicativo e per questo ha per me grande valore. Invece sono molto critico nei confronti di chi pensa che alla fin fine siamo un po’ tutti poeti. Nello specifico le mie critiche sulla licenziosità poetica sono rivolte soprattutto al mondo editoriale più vicino agli esordienti, specialmente per quanto riguarda la poesia, che tende a dare spazio solo a chi può permettersi di autofinanziarsi, solitamente a discapito della qualità. Molti editori mi hanno proposto di autopubblicarmi, pagando le spese del progetto editoriale, a mo’ di investimento. Quando ho rifiutato, mi è stato ricordato che anche Pirandello lo fece, ma Pirandello prese anche la tessera del partito fascista, a dimostrazione che prendere in causa lo scrittore premio Nobel non sia per forza una buona cosa.

4.Per finire, cerchiamo di tornare seri. Scrivi per un motivo sociale, educativo e\o culturale o semplicemente perché ti va?

Potrei rispondere a questa domanda citando l’intero testo di una canzone di Gaber, la canzone della non appartenenza, ma prendo solo il pezzetto finale che dice: “…e non ci salva l’idea dell’uguaglianza né l’inutile pietà, ma un egoismo antico e sano di chi non sa nemmeno che fa del bene a sé e all’umanità.” Scrivo per me, e dal basso dei miei ventiquattro anni so che la mia condizione di uomo che vive un determinato contesto storico e politico inevitabilmente mi porterà a mettere nero su bianco tutto ciò che mi colpisce o viene in relazione con me: da un evento politico ad una mancanza, da un fatto storico ad un sogno. Non è molto difficile capire che è già stato scritto tutto di tutto e le citazioni che ho fatto ne sono la prova, ma sono sicuro che esistano ancora molti ottimi motivi per scrivere. Lo so è già stato scritto tutto e sarò ripetitivo, ma “c’è così tanto tutto che il niente è ben nascosto” (Wislawa Szymborska).

Salvatore La Mendola

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